Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Discorso sugli Italiani: la nostra storia, le nostre domande, i nostri problemi

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2007 18:47
31/07/2007 13:15
 
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Ragazze! C'è il Copyright su questo topo o possiamo piratare per le prossime interrogazioni di storia? Sai com'è devo dare l'esame di terza media l'anno prossimo.............
Bag tranquilla, non annoiate affatto. Io leggo [SM=g8431]

[SM=g9295]
pa0la
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tessera N°21 del club "io non mollo senza rete

L'età della pietra non è finita perchè erano finite le pietre! [SM=g8121]
31/07/2007 13:30
 
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Re:
°Pa0la°, 31/07/2007 13.15:

Ragazze! C'è il Copyright su questo topo o possiamo piratare per le prossime interrogazioni di storia? Sai com'è devo dare l'esame di terza media l'anno prossimo.............
Bag tranquilla, non annoiate affatto. Io leggo [SM=g8431]

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pa0la



Forte Paola! Quasi quasi mi salvo tutto per mio figlio...intanto io ripasso.
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01/08/2007 00:07
 
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E' molto interessante!! Continuate che anch'io appena posso leggo! [SM=g8431] [SM=g8119]
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Graziella

Il mio album

01/08/2007 07:36
 
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APRICENA (Foggia)



DOMUS PRECINA







Residenza invernale di FEDERICO


Tra le domus solaciorum, sicuramente Apricena era quella considerata dall’imperatore una delle predilette, sia per la sua vicinanza alla capitale e alla Lucera saracenorum, che per l’amenità dei luoghi.

Essa era circondata da boschi e foreste, ricca di acque e di sorgenti, di vigne e coltivi nelle "defensae", dotata di una "massaria" e prossima alla laguna per gli approvvigionamenti dalle "piscariae" e per il soddisfacimento della sua passione venatoria.

Il fatto rimarchevole è che il più delle volte è stato nei mesi invernali e per lunghi periodi, il che ci fa desumere anche della relativa mitezza del clima (!!) e della possibilità di dedicarsi sia alla cura dell’Impero, che a quella della persona sua augusta e della sua Corte.

Ciò ci porta ad un’altra considerazione: essa deve intendersi non solamente quale luogo di svago, bensì come vera e propria residenza anche di lavoro per le numerose incumbenze di Corte e quindi intensa di vita interna ed esterna alla Domus, con rapporti frequenti con la popolazione del borgo, cui ovviamente, attingeva qualche umana esperienza e prodigava la sua poliedrica personalità e saggezza.

La dimostrata fedeltà, la particolare bellezza del sito, la rispondenza delle attiduni degli abitanti alle sue abitudini e necessità inducono l’Imperatore a concedere agli Apricenesi, con il Diploma del 1230, i privilegi particolari (che altre domus non ebbero) dello jus legnandi, pascendi (...e senza pagar fida) della autorizzazione a tener fiera il mercoledì di ogni settimana, della estensione dei privilegi di cui innanzi nei territori contigui di Civitate, Castelpagano e Sannicandro.

Tali fattori fanno legittimamente ritenere che Apricena costituisse una entità amministrativa ben aldilà delle mura cittadine, ma addirittura con caratteristiche di piccola città con borghi e castelli.
Apricena era ritenuta terra regia ed era eccettuata da qualsiasi donazione a duchi e baroni.

Non dobbiamo dimenticare il carattere assolutistico dell’Imperatore, che quando odiava, odiava fino alla morte, e quando amava, amava con tutto il suo essere svisceratamente senza mezzi termini. La predilezione e l’amore per la sua Precina è stato costante come un innamorato, appassionato come un amante, fedele come un marito...!







continua.........
[Modificato da silvanapat 01/08/2007 07:41]
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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)
01/08/2007 10:18
 
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CASTRUM PAGANUM (CASTEL PAGANO)

prov. FOGGIA





Veduta della rocca prima del recente restauro



Storicamente legato alla Domus Precina è l'antico insediamento - con il Borgo e la Rocca - di Castelsaraceno, più conosciuto con il nome di Castelpagano.

è posto quasi sul crinale (ad un'altezza di 540 mt. a sud-ovest del promontorio del Gargano, quasi sulla sommità di Monte Castello) ad una distanza - in linea d'aria - di poco più di sei miglia da Apricena quale vigile scolta dell'interno del Promontorio, ma soprattutto a guardia della sottostante via di acceso al Gargano mistico (la cosiddetta Via Sacra Langobardorum proveniente da Benevento per San Severo ed ivi confluente con l'altra proveniente dalla litoranea adriatica per Teanum e La Procina, la cosiddetta Via Francesca).

I privilegi concessi dall'imperatore Federico II all'Università di Procina con la concessione degli usi civici sul feudo di Castelpagano7 già fonte di liti secolari con le Università circostanti e con i relativi feudatari, sono rimasti a favore della stessa sino ai giorni nostri.

E tuttora il Comune di Apricena comprende nel suo territorio gran parte di quello che fu il feudo di Castelpagano (compreso borgo e rocca). Ed oggi con l'estensione naturale del Parco Nazionale del Gargano è entrato, a buon titolo, a farne parte.




continua
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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)
01/08/2007 10:29
 
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CASTEL PAGANO






[Modificato da silvanapat 01/08/2007 10:31]
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01/08/2007 10:41
 
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continuiamo con la Puglia



BITONTO prov..BARI






LA CATTEDRALE


L'inserimento di Bitonto tra le città di interesse federiciano non è casuale: infatti, al di là dell'indiscutibile interesse per una cittadina ricca di chiese e palazzi nobiliari di ogni epoca, le tracce dell'imperatore Federico II ci conducono proprio nella cattedrale dedicata a S. Valentino, costruita tra XII e XIII secolo secondo il modello della basilica di S. Nicola di Bari; la chiesa ha un'imponente facciata tripartita verticalmente da lesene, con cuspide e spioventi, ed è aperta da tre portali (quello centrale magnificamente scolpito con motivi vegetali e scene del Nuovo Testamento), quattro finestre bifore ed uno splendido rosone fiancheggiato da animali su colonnine pensili; il fianco meridionale che si affaccia sulla piazza presenta l'elegante loggiato a esafore su colonnine e capitelli a stampella riccamente scolpiti.

L'interno è diviso in tre navate ritmate da colonne e pilastri con semicolonne addossate; della ricca suppellettile originaria (tra cui l'altare, il ciborio, la recinzione presbiteriale), dispersa e smembrata dalla bufera di trasformazioni di età barocca, ci restano oggi testimonianze parziali.





continua........

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01/08/2007 11:53
 
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che è... l'intervallo???


luk. prrrrrrrrrrrr!
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Sembra impossibile
che segua ancora te,
questa è una malattia
che non va più via
Vorrei andar via
Vorrei andar via di qua,
ma non resisto
lontano da te
01/08/2007 12:19
 
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Re:
rootfellas, 01/08/2007 11.53:

che è... l'intervallo???


luk. prrrrrrrrrrrr!




[SM=g10395] [SM=g10395] [SM=g10395] [SM=g10395] [SM=g10395] [SM=g10395]

ci stiamo lavorando .....................



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01/08/2007 13:56
 
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LUCERA - PALAZZO DI FEDERICO II









Palazzo di Federico II (Lucera). Ricostruzione eseguita da C. A. Willemsen, parte esterna. L'apertura superiore di forma ottagonale richiama quella di Castel del Monte.






Palazzo di Federico II (Lucera). Ricostruzione eseguita da C. A. Willemsen, parte interna. Ben visibile la parte interna del terzo piano di forma ottagonale. I tre piani contenevano 32 vani che ospitavano la corte e gli appartamenti imperiali. Nei sotterranei erano site le camerate per le guarnigioni.





Una recente ricostruzione del palazzo federiciano di Lucera fatta su ispirazione dei disegni di C. A. Willemsen


Poiché il palazzo originariamente non presentava accessi dall'esterno, vale a dire un portone d'ingresso a livello della strada, si pone il problema di come si potesse accedere all'interno. Si può ipotizzare che per accedere nel Palatium, si adoperasse un sistema di scale che erano calate dall'alto. Un'ipotesi più suggestiva potrebbe essere quella dell'utilizzazione di passaggi sotterranei, avvalorata dal ritrovamento, ad opera d'archeologi inglesi nel corso di questo secolo, di condotti sotterranei lateralmente alla costruzione. Questa soluzione del tutto originale ci fa pensare che essa sia stata adottata per renderla meno aggredibile dall'esterno: è quindi una conferma indiretta dell'importanza strategica di questo castello.

Era una sede molto fastosa, che ospitava una delle Zecche di Stato e parte del tesoro imperiale. Alcuni autori sostengono che una parte di questo palazzo fosse adibita a harem e ciò la dice lunga sulle abitudini del sovrano. Di esso rimane ben poco all’interno della fortezza che Carlo I d’Angiò fece erigere tra il 1269 ed il 1283.




continua..........
[Modificato da silvanapat 01/08/2007 14:09]
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01/08/2007 15:43
 
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Re:
silvanapat, 31/07/2007 11.12:




Un anonimo scrisse alla sua morte: "Cecidit sol mundi, qui lucebat in gentibus; cecidit sol iustitiae; cecidit amor pacis".Esagerato?

I peana cantati in omaggio ai potenti sono naturalmente "caricati".



Silvanuccia io sono una grande ignorantona, e nella mia stupidità adolescenziale [SM=g9716], scelsi di non fare il liceo per non dover studiare Greco e Latino, lingue morte, come ritenevo allora. Adesso tento invano di mordermi il gomito, ma non ci arrivo. Ma si può essere così deficienti [SM=g8355]? Ergo, non mi è molto chiaro il messaggio [SM=g8618]. Voglio imparare il Latino [SM=g10897]. Ehm, cos'è un peana cantato [SM=g10324] [SM=g10253]?



Nel caso di Federico II, è esagerato il fatto che ancor oggi si sottolinea la sua politica di potenza, la sua strategia assolutista e si dia molto meno peso, invece, al rispetto e alla curiosità intellettuale che nutriva per le diverse culture, per le diverse tradizioni e per i popoli coi quali venne a contatto.




Che te ne pare Simona? Era un grande, grande, grande, GRANDE


Come si fa a non idealizzare un uomo così? Chissà, magari in una vita precedente ho fatto parte del suo harem [SM=g8046]...

Silvana, ma dove trovi tutte queste informazioni? Dimmi la verità, hai scritto tu il libro che hai prestato a tua cognata, vero? [SM=g9331]


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01/08/2007 15:44
 
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Re:
rootfellas, 01/08/2007 11.53:

che è... l'intervallo???


luk. prrrrrrrrrrrr!




PRRRRRRRRRRRRR [SM=g8121] [SM=g8121] [SM=g8121]
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01/08/2007 15:46
 
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°Pa0la°, 31/07/2007 13.15:

Ragazze! C'è il Copyright su questo topo o possiamo piratare per le prossime interrogazioni di storia? Sai com'è devo dare l'esame di terza media l'anno prossimo.............
Bag tranquilla, non annoiate affatto. Io leggo [SM=g8431]

[SM=g9295]
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Mumble, mumble [SM=g10699], Silvana, che dici ci facciamo pagare [SM=g8228]?
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01/08/2007 16:53
 
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Ehm, cos'è un peana cantato ?



Cara Bag,
se non erro, il peana cantato dovrebbe essere un carme, ovvero un genere poetico che prima ancora di essere presente nel mondo latino era in voga nella Grecia socratica.

ciao
Silvana
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01/08/2007 18:09
 
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Re:
silvanapat, 01/08/2007 16.53:

x BagCara Bag,
se non erro, il peana cantato dovrebbe essere un carme, ovvero un genere poetico che prima ancora di essere presente nel mondo latino era in voga nella Grecia socratica.

ciao
Silvana



Adesso vado a studiare [SM=g8355].


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01/08/2007 23:46
 
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Re:
rootfellas, 01/08/2007 11.53:

che è... l'intervallo???


luk. prrrrrrrrrrrr!






Luk e luc
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02/08/2007 02:39
 
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Re: Re:
amby., 31/07/2007 13.30:



Forte Paola! Quasi quasi mi salvo tutto per mio figlio...intanto io ripasso.



Anch'io ripasso, ho cominciato solo stasera ma me lo seguirò con interesse...sì [SM=g8431]

Anzi grazie Bag e Silvy [SM=g8861]


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02/08/2007 06:46
 
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....Puglia


VIESTE prov.FOGGIA


Il Castello di Vieste






Il castello sorge a strapiombo sul mare, al margine dell'abitato, e venne costruito da Federico nel 1240 come «regia fortezza», all'interno di un progetto di fortificazione costiera che annoverava numerosi castelli lungo la sponda adriatica.




Pianta: I tre bastioni cinquecenteschi, come è stato accertato nel corso delle indagini svolte durante i lavori di restauro, inglobano nel loro nucleo altrettante torri circolari preesistenti.


Tuttavia la configurazione attuale si deve ad interventi spagnoli attuati tra 1535 e 1559, durante i quali i resti della fortificazione sveva vennero inglobati e trasformati fino a perdere qualsiasi evidenza. La tradizione vuole che l'imperatore abbia soggiornato a Vieste almeno in due occasioni, nel 1240 e nel 1250, già molto se si considera che alcune tra le costruzioni da lui fatte edificare non ebbero mai l'onore di ospitarlo tra le loro mura. Attualmente adibito ad usi militari, non è purtroppo visitabile.


continua....
[Modificato da silvanapat 02/08/2007 06:49]
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02/08/2007 07:14
 
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L'ARCHITETTO DEL SUD

di Francesco Sernia


Il Sovrano Svevo costruì, ristrutturò e rifece ex novo numerosi manieri. Il presidio capillare del territorio a sud dell’Impero era per Federico di enorme importanza. Ma non disdegnò l’aspetto ludico e ne utilizzò alcuni per soddisfare una delle sue grandi passioni, la falconeria, poi immortalata in un'opera (De Arte Venandi cum Avibus) che ancora oggi è un testo sacro per chi coltiva dquesto sport e per gli studiosi di rapaci.

Dal De Arte Venandi cum Avibus, falchi e castelli.

Il biondo sovrano fu un eccellente architetto e, pur non essendo in grado di progettare edifici, stabilì direttive estremamente precise, tanto da condizionare tecnici e consulenti. Lo riconosce, fra gli altri, Emile Bertaux, autore di un pregevole studio sull'arte del Mezzogiorno italiano. Il Francese, osservando il castello ponte di Capua, ebbe modo di scrivere: "C'est l'empereur qui a été le vrai sculpteur et l'architecte".

Il Sud del Regno italico conobbe sotto lo Staufen un'era di grande risveglio artistico e politico. Accompagnato da un vero e proprio boom edilizio. Una smania irrefrenabile di Federico nell'erigere fortilizi, castelli, casini di caccia, rocche, palazzi. Mai chiese o altri luoghi di culto religioso, anzi in palese contrapposizione ad essi, ad eccezione della cattedrale di Altamura, l’unica costruzione sacra voluta dall’Imperatore.

Nel Mezzogiorno vi è oggi un susseguirsi di manieri e ruderi federiciani. Lungo la fascia adriatica: cominciando da Vieste sul Gargano a Monte Sant'Angelo, per continuare con Barletta, Trani, Bisceglie; sulla penisola Salentina: Otranto e Brindisi, Oria al centro; sulle sponde dello Ionio: Gallipoli. Da Oriente a Occidente, partendo da Lucera, un'altra catena di manieri si spinge in Campania e Calabria: passa da Castel del Monte (Andria), punta decisa a Palazzo San Gervasio, Melfi e Lagopesole in Lucania, giunge infine a Benevento e Napoli. O un'altra ancora, da Bari a Gioia del Colle, a Gravina di Puglia; e Cosenza, Nicastro e Vibo Valentia e Reggio Calabria; oltre lo stretto: Messina e Taormina, Catania e Lentini, Augusta e Siracusa.

Molti castelli esistevano già. Federico II li modificò, rese a queste opere di difesa strategica del Regno meridionale la bellezza di
ecorazioni finissime, la gioia di innovazioni artistiche, la superbia di architetture semplici e geniali, a volte partendo dall'antico "castrum" romano.




Veduta aerea del castello di Lagopesole.

Fece costruire i manieri secondo i dettami appresi dai Cistercensi, l'ordine nobile per eccellenza nell'era degli Staufen e della Chiesa aristocratica medievale. Ai feudatari sequestrò le rocche che dovevano servire non più a difendere il singolo, ma tutto lo stato .

Incamerò così almeno duecento castelli. Un numero imponente che lo convinse a costituire un nuovo corpo di funzionari, un organismo per l’amministrazione e la difesa militare del Paese. Alcuni storici vedono in questa azione di Federico i presupposti che avrebbero portato, una volta scomparso l'Imperatore, alla dissoluzione del Regno meridionale: in altri termini l'indebolimento dei feudatari, dovuto alla politica fortemente accentratrice dello Staufen, sarebbe stata esiziale per lo sviluppo futuro delle regioni meridionali della Penisola. Ernst Hartwig Kantorowicz, il professore polacco fra i più accreditati biografi federiciani del Novecento, sostiene invece che il provvedimento contribuì a sottrarre il Regno alle influenze straniere, essendo i feudatari poco soggetti ai controlli del potere centrale.

La fitta rete di fortezze che Federico aveva disseminato lungo le coste ebbe in Puglia e in Basilicata il momento di maggiore impegno creativo e difensivo. Già da parte dei predecessori Normanni, molto era stato fatto: sotto il loro dominio le città divennero importanti centri amministrativi e commerciali. Federico era felice di questo grande patrimonio ereditato; ed era altresì consapevole che doveva essere difeso e conservato saldamente.

E' un itinerario, quello dei castelli federiciani, non molto frequentato dalle grandi correnti turistiche, ma è un percorso che porta a conoscere, attraverso paesaggi mirabili spesso a due passi dal mare, tutta la realtà di un Mezzogiorno unificato oltre sette secoli addietro nel nome di Federico II Hohenstaufen.



Personalità carismatica e conturbante per molti aspetti, l'uomo, amato e ancor più temuto dai coevi, nutrì una predilezione straordinaria per questo suo Regno, preferendolo alla terra avita. E si adoperò per farne il centro propulsore dell'Impero. Fu un'intensa passione, non disgiunta certo da calcoli politici.
Una passione provocata dalla verde valle fra Melfi e Lagopesole, dalla corrusca Puglia e da quel mare oltre il quale si estendeva l'Oriente, culla della civiltà. Federico II, "puer Apuliae", trasferì la sua corte a Foggia che, da cittadina anonima, divenne per un trentennio il cuore della politica mondiale. Nella vicina Melfi, già allora importante centro fra Irpinia, Daunia e Vulture, emanò nel 1231 le Costituzioni, la prima raccolta organica di leggi nel Medioevo, alla cui redazione lavorò Pier delle Vigne.


Governò con severità che trascendeva in violenza, con spregiudicatezza che occasionalmente trasaliva in un filo di pazzia. Ma governò sempre con lungimiranza. Ne è prova l'audace esperimento attuato nella piazzaforte di Lucera dove, dalla Sicilia, deportò i Saraceni che nonostante ripetute campagne d'armi, non era riuscito a pacificare. Apparve una misura crudele, a qualcuno addirittura un genocidio. Non lo fu. L'azione raggiunse un duplice scopo: da una parte sedò i torbidi e le rivolte; dall'altra diede un notevolissimo impulso all'economia della Capitanata. Il monarca lasciò che i Mori vivessero con un proprio capo, sottoposto soltanto alla Maestà Imperiale, con una propria amministrazione, e secondo la fede dell’Islam. Per riconoscenza i Saraceni di Lucera divennero la fedelissima guardia del corpo di Federico II e soldati valorosi del suo esercito.


Fiero delle sue costruzioni, il monarca ordinò di mostrarle -dopo la sfolgorante vittoria sulla Lega Lombarda, a Cortenuova nel 1237- ai prigionieri nobili detenuti i Puglia, al fine di sedurre gli sconfitti con tali meraviglie. E ostentò loro la sua perla più preziosa, l'opera che più di ogni altra assurge a simbolo del suo genio creativo e della sua enigmatica personalità: Castel del Monte. Ha scritto Carl Arnold Willemsen: "In nessun altro luogo meglio che nell'aria densa di mistero di queste sale si può sentire il respiro del suo ingegno universale, maestro della sintesi, qualcosa della grandezza e della singolarità, ma anche qualcosa dell'imperscrutabile e dell'enigmatico della sua personalità, che un cronista a lui contemporaneo ha definito con le prole stranamente suggestive: Stupor mundi et immutator mirabilis".


Da qualunque parte si giunga, da nord a sud, da occidente a oriente, il maniero presenta sempre il suo ottagono compatto con otto torrioni ottagonali anch'essi, innestati agli spigoli. Bello e indecifrabile, il castello si ammanta ancor più di mistero quando le ombre prodotte dalla luce solare, nei giorni del solstizio e dell’equinozio, producono nel cortile fenomeni analoghi a quelli che si verificano nella cattedrale francese di Chartres, nella zona dei megaliti di Stonehenge o nei pressi della piramide di Cheope.

Forse lo si può immaginare il superbo monarca nelle sale dorate dalla luce mentre si accinge a dettare il "De Arte Venandi cum Avibus". Castel del Monte simboleggia l'apogeo della signoria sveva nell'Italia meridionale e l'ultimo atto della dinastia. Morto Federico II, gli odiati Angioini strapparono i quattro figlioletti alla vedova di Manfredi. Beatrice tornò libera dopo quindici anni di prigionia. I tre maschi furono invece relegati per tutta la vita a Castel del Monte.


Scomparso Federico II di Svevia, iniziò per tutto il Mezzogiorno un inarrestabile declino. Il Puer Apuliae, il Sol Iustitiae, lo Stupor Mundi, l’Imperatore dei Romani, il Re di Sicilia e di Gerusalemme non l'aveva previsto.

Copyright ©2002 Francesco Sernia


continua...........

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...AVIGLIANO prov. Potenza

Il Castello di Lagopesole



La frazione di Lagopesole, in territorio del comune di Avigliano (PZ), a ridosso del colle dominato dal castello.


Luogo federiciano per eccellenza, in posizione suggestiva e in un territorio di grande importanza strategica sin dall’alto medioevo è Lagopesole, a più di ottocento metri di altitudine nel territorio del comune di Avigliano, in provincia di Potenza, dove sorge un castello-residenza (alternativamente citato nei documenti come castrum e domus), generalmente attribuito a Federico II (dal 1242 al 1250, forse il suo ultimo sforzo costruttivo), benché più plausibilmente eretto su precedente costruzione normanna. Verosimilmente i Normanni edificarono in questo luogo una struttura fortificata, anche se fu solo con Federico che il castello assunse le proporzioni e la configurazione più vicine alla situazione attuale.



Planimetria del castello a livello del pianterreno: in basso, in corrispondenza del fronte ovest ed evidenziato dalla presenza di due avancorpi, si riconosce l'ingresso principale; a destra, verso sud, il cortile minore, riconoscibile dalla presenza del donjon centrale; al margine sud-orientale di quello maggiore si riconosce la cappella absidata, ricavata da una delle torri originarie.



Il fronte occidentale del castello, con l'ingresso principale. L'ala federiciana del castello (in particolare, da questo versante, detta "ala dell'imperatore") è quella a sinistra, in corrispondenza del cortile maggiore interno, mentre la parte sulla destra corrisponde all'edificio normanno ed al cortile minore.


Leggenda sul Castello di Lagopesole

Si dice vi siano notti, a Lagopesole, specie quando la luna è piena e con il suo chiarore diffuso sigilla rumori e colori rendendo immobile la campagna circostante, nelle quali una luce più intensa appare e scompare in corrispondenza del castello, accompagnata da lamenti, invocazioni e singhiozzi disperati.
Si dice anche sia Elena degli Angeli, la principessa venuta dal mare, la sposa felice di Manfredi di Svevia, che torna nel luogo che vide la sua felicità, ma anche la sua resa, a cercare il suo amato e i suoi figli perduti per sempre.
Si dice ancora che negli angoli della campagna meno illuminati da quella luna Manfredi, all'oscuro di tutto, vaghi anch’esso alla ricerca ormai inutile e vana della sua felicità perduta, su un magnifico cavallo bianco e avvolto da un lungo manto verde, e lo si possa incontrare aggirandosi intorno al castello.



........continua.......
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Rolly Polly, 01/08/2007 23.46:






Luk e luc



mi piace l'idea...........


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....Puglia

CASTELLO DI BARI




Veduta esterna del prospetto su piazza Federico II di Svevia




Stando a quanto tramandano le cronache antiche, prima dell’arrivo dei Normanni e delle reliquie di san Nicola Bari era una città ricca, probabilmente la più grande e prospera della Puglia.

Era stata sede di gastaldi longobardi ed emiri musulmani, quindi capitale del thema di Longobardia (cioè dell’Italia meridionale) con i Bizantini, che la avevano fortemente rilanciata, ampliata, fortificata ed abbellita.
Le sue mura urbane – aperte in corrispondenza della Porta Vecchia (ad occidente, nei pressi del castello) e della Porta Nuova (nella zona sud, poi spostata ad oriente in età angioina e aragonese, nei pressi dell’attuale piazza del Ferrarese) – si imponevano come un severo monito.



Tra ambiguità e dissimulazione, ecco dunque lo spazio del castello e delle mura, il tempo della difesa e del potere, che siamo abituati a chiamare "castello svevo" ma che in realtà è "un castello nel castello", un gioco di scatole cinesi in cui si integrano le torri della difesa medievale e le mura della reggia rinascimentale, a loro volta incastrate e parte integrante di una città murata essa stessa denominata castrum.

Il castello di Bari era al tempo stesso il castello e la città. Bari era un castello perché nel Medioevo solo le mura conferivano la dignità di città a quello che altrimenti sarebbe stato un villaggio, un casale, un semplice insieme di abitazioni. E il castello, simbolo oscuro di un potere arroccato e avulso dalla vita quotidiana, non fu mai il castello dei baresi che da esso – più che difesi – si sentivano minacciati.


Da quasi mille anni Bari vive all’ombra del suo massiccio castello tra la terra ed il mare, chiuso da svettanti ed inaccessibili torrioni quadrangolari.

Il segno forte del potere, non potendo dominare dall’alto di una collina, si collocò al margine estremo della città antica, per difenderla, ma soprattutto per controllarla.
Il suo nucleo originario, infatti, risale all’epoca normanno-sveva, ed è da identificare con l’attuale cinta quadrangolare interna munita di torri angolari ed intermedie. Questa fu l’idea dei Normanni, ai quali la ribelle Bari diede non poco filo da torcere.



Nel corso della distruzione della città, avvenuta nel 1156 ad opera di Guglielmo il Malo, anche il castello subì notevoli danni; intorno al 1233 Federico II lo restaurò, valorizzandone l’aspetto residenziale e rappresentativo e conferendogli requisiti più prossimi ad una residenza.

Sull’archivolto del portale fece scolpire l’aquila imperiale che stringe trionfante la preda tra gli artigli; nell’androne e nel cortile innalzò un portico e realizzò capitelli a fogliami firmati da maestri locali quali Minerrus de Canusia, Melis de Stelliano e Ismahel; nelle torri troppo severe aggiunse qua e là oculi e finestre, quasi a tentare un dialogo con la città che – al di là del fossato – del castello avvertiva soltanto la presenza opprimente e minacciosa.



A mitigare l’asprezza di questi luoghi non bastò evidentemente neanche il leggendario passaggio di san Francesco d’Assisi, che qui – secondo la tradizione – avrebbe respinto con fermezza le maliziose proposte carnali di una fanciulla attraverso la quale Federico II avrebbe voluto mettere alla prova la sua santità.









Archivolto del portale, al centro campeggia l’aquila imperiale che stringe trionfante una preda tra gli artigli.




Particolare di uno dei capitelli di epoca sveva, recante l’iscrizione" Melis de Stelliano me fecit".






Dal punto di vista simbolico, è questo il luogo dove la storia di Bari è maggiormente stratificata e ci riporta fino ai tempi antichissimi del primo nucleo abitato.

Qui, al di sotto dell’area della chiesa e del monastero, le pietre parlano della città greca e di quella romana e medievale, cui si uniscono le testimonianze del villaggio preistorico rinvenute nella vicina area di S. Pietro.

Su questo lembo di terra, proteso sul mare, al quale la necessità impose una barriera fatta di pietre, la vita di Bari era cominciata già quattromila anni fa.



continua...........
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[SM=g8291] grandissima ! [SM=g8431] [SM=g8457]
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BARLETTA


Castello Svevo




Veduta esterna del castello di Barletta, ben visibile il ponte in muratura ed i bastioni angolari .





Castello di Barletta. Pianta: benché ampiamente trasformato nel Cinquecento, il castello conserva nel nucleo l’impostazione regolare dell'impianto normanno-svevo. Dallo scenografico cortile quadrato, oggi teatro di numerose manifestazioni culturali, si accede agli spalti e ai bastioni angolari.


Il castello di Barletta fu costruito molto probabilmente nel periodo normanno, e appare per la prima volta in un documento del 1202. L'intervento federiciano è testimoniato dal corpo di fabbrica posto sul lato sud con due finestre che recano scolpite nelle lunette l'aquila imperiale che stringe tra gli artigli una lepre, motivo ricorrente nel repertorio iconografico svevo.

Questo castello venne danneggiato nel 1203 dagli stessi cittadini che l'assediarono per scacciarne un castellano filo-papale. Nel 1228 l'imperatore vi tenne la famosa Dieta in vista della partenza per la sesta Crociata.

Ampie testimonianze si hanno, invece, dell'intervento angioino: i lavori, decisi da Carlo I nel 1269, si protrassero per diversi anni, fino al 1291, e videro l'intervento dell'architetto regio Pierre D'Angicourt, lo stesso che ampliò il castello di Lucera. In questa occasione si ristrutturarono il corpo di rappresentanza regia ed il palazzo, si costruì la cappella e si rafforzò militarmente il complesso costruendo una cinta muraria con una torre rotonda posta ad angolo.


Gli Aragonesi intervennero tra il 1458 ed il 1481, rafforzando la cinta muraria e successivamente, per ordine di Carlo V, il castello assunse la configurazione ad impianto simmetrico con quattro bastioni angolari a lancia ed aperture di fuoco disposte radialmente e lungo le cortine, adeguandosi ai canoni di fortificazione dell'epoca. Il progetto è attribuito all'ingegnere militare Evangelista Menga.




Particolare di una finestra del castello di Barletta; all'interno di una lunetta raffigurata un'aquila sveva.

Per quanto riguarda la sua struttura notiamo che l'ingresso è collocato sulla cortina meridionale alla quale si accede tramite un ponte in muratura. Nell'androne una porta a sinistra conduce all'antica sede del corpo di guardia, quella di destra porta alla cappella nella quale erano sepolti i castellani.


Tale androne introduce allo scenografico cortile quadrato, dal quale, attraverso un'elegante scala, si arriva al piano superiore, mentre un'altra rampa conduce sugli spalti (la lieve pendenza consente la salita anche ai mezzi per la difesa).

Di eccezionale sontuosità sono i numerosi locali che nei secoli imperatori, re e grandi dignitari: ampi anche i sotterranei che corrono sotto i bastioni.

All'interno di ogni puntone si allargano imponenti casematte circolari con volte a calotta e foro centrale con la funzione di sfiatatoio per il fumo delle cannoniere.


continua....

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02/08/2007 13:28
 
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LA CATTEDRALE DI ALTAMURA






Antica foto che ritrae la Cattedrale di Altamura



FRONTALE DELLA CATTEDRALE




]

STEMMI PRESENTI SULLA CATTEDRALE



LEONE IN PIETRA DELLA CATTEDRALE




STATUA SULLA FACCIATA DELLA CATTEDRALE


La Cattedrale di Altamura fu costruita da Federico II, contemporaneamente alla fondazione della città, nel 1232 e, parzialmente distrutta da un terremoto, venne ricostruita, circa un secolo dopo, nel 1316.
E' un complesso architettonico in uno stile discusso e variamente classificato, non certamente puro, ma costituito da un insieme di elementi architettonici così ben coordinati fra loro da offrire, nell'insieme, una bellezza armonica ed unitaria ed un effetto di perfezione, leggerezza ed agilità.


L'originario stile romanico - pugliese, da alcuni classificato più propriamente "federiciano" per l'impronta personale e geniale di Federico II e anche per il fatto che la cattedrale di Altamura è l'unica costruita per suo volere, si osserva meglio sulla fiancata destra scandita da sette arcate e ornata di un bel portale eretto dal re Roberto d'Angiò.

Nel 1534 la bellissima porta principale fu situata nella facciata opposta e il campanile venne così a trovarsi sul davanti del tempio.

Intorno al 1560 fu eretto una torre campanaria simmetrica e nel 1587 vennero entrambi sopraelevati. Nel 1729 furono aggiunte le cuspidi. In anni successivi il pavimento fu rifatto in marmo e con marmo e dorature furono rivestite le colonne e le altre parti. Nel 1858 al posto del Sedile si costruì la Torre dell'orologio in stile neo-gotico.


La bellezza originaria è però rimasta inalterata: sono da ammirare
l'elegante facciata principale ad arco acuto dominata dai due imponenti campanili, il superbo portale del XIV-XV secolo definito "il più ricco di Puglia" e tra i più importanti della regione, lo stupendo rosone trecentesco a 15 raggi con archetti terminali entro triplice ghiera riccamente scolpita.


L'interno, sotto la veste ottocentesca, presenta la struttura originaria con le colonne snelle delle navate, i preziosi capitelli, le colonnine degli antichi matronei e le ricche sculture che coronano tutte le porte e le finestre.

Si conservano anche numerose e preziose opere d'arte che ricordano il tributo di fede offerto da sovrani, signori ed umile gente: un pregevole coro intarsiato del 1543, opera di maestri napoletani, formatoda 64 stalli in noce diversi uno dall'altro; il quadro di "S.Paolo" di Domenico Morelli (terza cappella); l'Assunta, protettrice di Altamura, eseguita su di una grande tavola in noce, posta dietro l'altare maggiore, opera di Leonardo Castellani nel 1546.


Deturpata è stata più volte restaurata. L'altare maggiore, in marmo, è del 1793 mentre nella sagrestia vi è un grande armadio a muro in noce con intarsi del 1547.Fin dall'inizio nel 1232 la Fabbrica del duomo è centro di propulsione della vita sociale e della ricca architettura religiosa di Altamura. All'evoluzione strutturale del Duomo fino agli anni dell'Unità d'Italia corrispondono numerose iniziative edilizie che trasformano notevolmente il panorama edificato di Altamura.

Chi visita il Duomo oggi vede ben poco dell'impianto originale federiciano. Sono originali le trifore dei matronei con le sublimi colonnine di gusto arabesco, sia all'interno che sulla fiancata della trecentesca Porta Angioina. Originale è anche la porta la bifora sul lato sinistro della facciata, probabile trapianto dalla facciata originale sul lato occidentale della chiesa. Se non proprio risalente alla fondazione, di poco posteriore è il prezioso ambone, pulpito in pietra smontato nel Cinquecento e sostituito da quello in noce come i 64 stalli del coro.

L'imperatore Federico tenne per se e per i propri successori il diritto di scegliere il prelato della chiesa palatina,proprio come se si trattasse della cappella del palazzo regio.

Lo status giuridico della chiesa altamurana è stato difeso per quasi sette secoli dai regnanti e dagli altamurani, sicchè bisogna attendere i Patti lateranensi del 1929 per arrivare alla nomina del vescovo di Altamura da parte del Papa.
Del privilegio regio sono testimonianza le iscrizioni e gli stemmi sia all'esterno del Duomo che all'interno, sul sontuoso contro soffitto in legno dorato.

Il portale tardo trecentesco ( o dei primi del Quattrocento) è testimone straordinario di scultura ecumenica, perché quasi certamente vi lavorano maestri itineranti - affiancati da maestranze locali - attivi nei monumenti disposti sui grandi percorsi trasversali che da Santiago de Compostela giungevano a Gerusalemme toccando il braccio tarantino della via Appia antica.


Capolavori di arte pugliese sono invece i poderosi leoni stilofori (1533). L'interno del duomo, ricco di opere cinquecentesche nelle cappelle della navata a sinistra dell'ingresso e in tutto il vano del presbiterio, fu coperto di marmi e stucchi nei restauri del 1854 - 61. Al XIX sec. risalgono anche molte tele pregevoli di scuola napoletana.








continua..........




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02/08/2007 17:52
 
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IL CASTELLO DI GIOIA DEL COLLE







Pianta del castello


castello




Interno del castello


Il castello di Gioia del Colle fu edificato intorno al 1100 dal normanno Riccardo Siniscalco. Verso il 1230 subì un notevole ampliamento ad opera di Federico II.

In età angioina ed aragonese seguirono limitati interventi di ampliamento e modifica. All’epoca sveva risalgono la sistemazione del cortile, i corpi di fabbrica relativi ad esso e la Torre dell’Imperatrice.


Il Castello, costruito in pietra calcarea e carparo rosso, dalla pianta quadrangolare con gli angoli rivolti ai quattro punti cardinali, ha due torri quadrilatere simili tra loro, ma costruite in epoche diverse, chiamate rispettivamente "Torre De Rossi" e "Torre Imperatrice", e un cortile interno. Le cortine e le torri presentano all’esterno bugne a bauletto.

Dal portale principale e dall’androne si accede al cortile trapezoidale, dove si trova la scala di accesso al piano superiore. L’imperatore volle che questo castello, oltre a scopi difensivi, fosse adibito a dimora regale; infatti ivi visse Bianca Lancia, sua amante e madre di Manfredi.

Il castello si trova nel centro abitato di Gioia ed ora è adibito a biblioteca comunale e museo archeologico; all’interno è possibile visitare la famosa Sala del Trono, fantasiosa ricostruzione del 1909.




continua...........
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La Crociata degli Scomunicati
Le Crociate in Terra Santa avevano mille valenze: commerciali, politiche, sociali… che si sommavano a quelle strettamente religiose.
Federico aveva promesso al Papa, durante la sua in coronazione, che sarebbe partito per liberare Gerusalemme dagli infedeli. In realtà l'Imperatore non non aveva alcuna intenzione di abbandonare i propri interessi per dedicarsi ad una guerra di cui non vedeva l’utilità; e che oltre tutto gli avrebbe pregiudicato l’amicizia che aveva con i Mussulmani del suo regno. Dal canto suo Onorio III, uomo di poco polso, accettò di buon grado i pretesti dell’Imperatore per rinviare la spedizione.
Le cose mutarono rapidamente nel 1227, quando salì al soglio pontificio Gregorio IX: un pontefice volitivo, decisionista, che, viste le reiterate inadempienze dell’Imperatore, gli impose di partire per l’Oriente non oltre la fine di quell’anno.
A agosto Federico era pronto a salpare dal porto di Brindisi. Nell’immediato entroterra erano accalcati 42.000 Crociati, quando un’epidemia, che colpì anche l'Imperatore, impedì la partenza. Alla notizia Gregorio IX montò su tutte le furie: si sentì ingannato, non volle riconoscere attenuanti di sorta e scomunicò l’Imperatore assieme coloro che avevano contribuito al fallimento della spedizione.
Federico accusò il colpo: se il pontefice non era disposto alla comprensione, decise ugualmente di partire l’anno successivo 1228, ma le navi salparono senza la benedizione papale.
Iniziava così quella che è passata alla storia come la "Crociata degli Scomunicati".

La Crociata degli Scomunicati è stata l’unica spedizione in Terra Santa conclusa vittoriosamente, senza spargimento di sangue.
Giunto in Oriente, Federico II non aveva alcuna intenzione di impiegare tempo e risorse in una guerra che riteneva inutile per la Cristianità e dannosa per l’Impero.
Federico II incontrò il sultano d'Egitto al-Kamil con cui decise di intavolare trattative. Queste furono lunghe e difficili, ma alla fine si raggiunse un accordo:

- Gerusalemme passava sotto l’amministrazione cristiana per la durata di dieci anni;
- una precisa convenzione consentiva ai Mussulmani di accedere ai luoghi di culto.

Alla fine, Federico volle essere incoronato Re di Gerusalemme; ma essendo scomunicato, non trovò autorità cristiane disponibili alla cerimonia. Dovette quindi provvedere ad una solenne auto incoronazione.
Il successo di Federico II accentuò anziché ridurre il contenzioso esistente fra Papato ed Impero [SM=g10698].


[Abbasso la Chiesa [SM=g8166] ]
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"I always hope for the best. Experience, unfortunately, has taught me to expect the worst."
Elim Garak DS9

Il mio album
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Simona, finalmente sei arrivata!

Vista la tua propensione bellicosa e decisamente anticlericale, auspicherei da parte tua una rivisitazione all'attività bellica del nostro amato FEDERICO II.

Da parte mia continuerò come prima.
ciao [SM=g10429]
silvana
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