Piccolo aggiornamento sugli ultimi libri letti (quest'estate)...
Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini: l'ho comprato sapendo di acquistare un best seller (e quindi con tutti i timori del caso), e invece l'ho divorato. Mi sarei aspettata qualcosa di più dal finale, ma lo consiglio vivamente, anche perchè mostra una Kabul vista dagli occhi prima di un bambino e poi di un emigrato: la perdita del luogo dei sogni, che forse aiuta a crescere.
Penso che acquisterò anche il secondo libro: Mille splendidi soli
Misery di Stephen King: inizialmente l'avevo comprato per mio fratello, che sta avendo un avvicinamento ai romanzi di King, poi l'ho letto pure io. Avvincente, nel classico stile dello scrittore del Maine; amo quando sovrappone pensieri e parole, vissuto con pensato. E la storia ti tiene, come (quasi) sempre, con il fiato sospeso fino all'ultimo.
Kitchen di Banana Yoshimoto: l'avessi capito! Si tratta di due racconti slegati tra di loro, solo che il secondo è comprensibile e ha un finale, il primo non termina.
Forse non l'ho capito perchè si tratta di un mondo troppo lontano, ma inizialmente mi stava piacendo, solo che poi son rimasta senza parole per l'assenza di una fine!
La scomparsa dei fatti di Marco Travaglio: il libro è interessante, soprattutto perchè svela dei retroscena della nostra Italia (Italietta) che non conoscevo, e ne mette in mostra altri che sono sotto gli occhi di tutti ma che fingiamo di non vedere.
A volte diventa un po' palloso per via dello stile autocompiaciuto di Travaglio, ma fa davvero girare le scatole, per i fatti che racconta, non per lo stile!
Perchè il software fa schifo di David Platt: è un libretto molto semplice e da leggere in un paio di pomeriggi che spiega come chi costruisce i software se ne freghi altamente dell'utente finale, immaginando che chiunque metta mano su un pc sia anche in grado di capire come ha ragionato il programmatore per creare quel programma.
Molto godibile e con qualche utile indicazione.
Elias Portolu di Grazia Deledda: uno scorcio della società contadina sarda di 100 anni fa, con un protagonista indeciso tra l'amore e la famiglia.
Il signore delle mosche di William Golding: ad essere sinceri non pensavo che mi sarebbe piaciuto tanto! Si tratta di tutt'altro rispetto a quello che il titolo fa pensare.
Gioca con il tema della società più o meno come fa Orwell con la politica in Animal Farm. In questo caso però i protagonisti sono i bambini, dispersi su un'isola deserta.
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