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tratto da
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19/06/2007 - Sloweb
Fino a quando dune di sabbia giganti non hanno inghiottito la sua casa, Deng Baogui era un pastore e coltivatore di grano a Duolun County, un villaggio della Mongolia Interna dove la sua famiglia ha vissuto per tre generazioni. Fortunatamente per Deng, la cui disgrazia sarebbe stata facilmente ignorata, la desertificazione ha alimentato anche le tempeste di sabbia primaverili che soffiano sulla zona di Pechino lasciando tonnellate di sabbia sulle strade.
Sette anni fa, con il deserto che avanzava a 3 km all'anno verso sud e le tempeste di sabbia che si facevano sempre più pericolose, il governo cinese ha deciso di attivarsi e la soluzione adottata è stata quella tipica di un paese in cui la Grande Muraglia era stata l'ultima grande opera realizzata. Si è cominciato a costruire la Grande Muraglia Verde, una barriera di 700 km di alberi che nel 2010 si estenderà attraverso le province della Mongolia Interna, di Hebei e di Shanxi.
L'intero villaggio di Deng ( 478 persone in tutto ) è stato trasferito dal governo per lasciare posto all'opera: «Sinceramente non volevamo lasciare la nostra terra, non è facile lasciare il luogo in cui si è nati e cresciuti», afferma il 50enne dalla casetta di mattoni dove vive adesso.
Nella contea di Duolun a partire dal 2000 il pascolo intensivo, la deforestazione, l'erosione dei venti e la siccità hanno reso desertico il 90% delle terre. Da allora, sono stati piantati oltre due milioni di alberi, e i contadini obbligati a passare dalla coltivazione di grano a quella di foraggio, con la proibizione totale del pascolo nelle zone più colpite.
Tuttavia la campagna contro la desertificazione in Cina non è priva di controversie. Alcuni accusano il governo di sfruttare la causa ambientale per disgregare ulteriormente la comunità mongola, già in minoranza nella regione a causa di decenni di immigrazione da parte dei Cinesi Han (www.smhric.org).
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