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curiosità


La vita in un castello



La grande età dei castelli iniziò almeno 1000 ani fa e durò circa 500 anni. In questo periodo in Europa e nel Vicino Oriente sorsero più di 15.000 castelli; dominavano le valli dei fiumi del centro Europa, proteggevano isolati passi alpini e controllavano le assolate coste mediterranee.

Queste poderose roccaforti servivano a controllare e difendere ampie aree del territorio circostante. Ma un castello era molto più di una fortezza: dentro le sue mura potevano trovarsi un salone sontuoso, camere ospitali e una ricca cappella, oltre a prigioni, cantine e magazzini. Il castello era anche la casa del signore, della sua famiglia e del suo seguito.

La costruzione di un castello

Nel Medioevo non c'erano trapani e scavatrici da utilizzare, tutto il lavoro era fatto a forza di braccia. I carpentieri segavano il legname ed alzavano i ponteggi; i fabbri costruivano e riparavano gli attrezzi; i muratori foggiavano le pietre ed i manovali impastavano la malta e scavavano i fossati. I primi castelli erano fatti solo di legno, cui ben presto so sostituì la pietra che era più forte e resisteva al fuoco nemico. Erigere castelli in muratura era un'impresa complicata: bisognava trasportare via fiume, via mare o via terra i materiali necessari, si dovevano ingaggiare i costruttori ed organizzare i manovali. Per portare a termine un castello potevano occorrere tra i 10 e i 20 anni e un impegno finanziario molto grande.

Vita quotidiana nel castello

In tempo di pace per pattugliare il castello servivano pochi soldati e le bertesche di legno (cioè i ballatoi che sporgevano dalle torri per consentire di lanciare materiali incendiari contro il nemico) erano tolte dalle merlature. Il castello era tranquillo per la maggior parte dell'anno, ma quando arrivava il signore per una visita o il re per un soggiorno, si riempiva di trambusto e di gente indaffarata. Durante la sua permanenza il signore ispezionava le terre, incontrava i funzionari del castello per accertarsi che tutto si svolgesse senza problemi, giudicava i prigionieri, intratteneva i suoi ospiti con battute di caccia, festini e giostre.

Durante l'anno nella maggior parte dei castelli si custodivano solo ridotte scorte di cibo, ma all'arrivo del signore o del re il castello risuonava di comandi per organizzare il suo soggiorno. I servitori riempivano le cantine di carne affumicata e pesanti sacchi di cereali e farina. Il castaldo controllava le vecchie provviste per accertarsi che il grano non fosse ammuffito e che il vino non fosse inacidito. I castelli più grandi avevano frutteti, vigne ed orti che fornivano verdure ed erbe aromatiche. Bestiame, greggi e ovini erano tenuti nei terreni agricoli circostanti. In occasione di feste particolari, poi, le squadre di caccia del signore ritornavano dalle foreste recando cervi e daini, cinghiali e fagiani.

Quando il signore era lontano, la cucina era tranquilla; il conestabile poteva mangiare da solo nella sua stanza privata e per una piccola guarnigione bastavano pasti semplici. Al contrario, durante il soggiorno del signore, la cucina era in piena attività: il cuoco impartiva ordini e gli aiutanti sminuzzavano le verdure, spennavano pollame e battevano la carne per farla diventare tenera. I lavori peggiori, come pulire il calderone o andare ad attingere l'acqua al pozzo, toccavano ai giovani sguatteri. La parte più calda della cucina era di fronte al grande camino; qui uno sguattero "girarrosto" aveva l'ingrato e sudato compito di girare una lunga asta su cui era infilzata la carne da arrostire. Nel fianco del grande camino c'era di solito un forno a cupola per cuocere il pane; era riscaldato con un fuoco di rami vari e si manteneva caldo per ore.

In occasioni particolari, nel grande salone del castello si allestivano dei sontuosi banchetti. Il signore, la sua famiglia e gli ospiti più importanti sedevano alla tavola principale, rialzata rispetto a quella degli altri commensali e ricoperta di una tovaglia di tessuto pregiato. Dopo un roboante suono di trombe, uno stuolo di camerieri recava le varie portate. Agli ospiti potevano venire offerte minestre e gelatine, anguille e lamprede, anatre, aironi o cigni arrosto. Le vivande erano servite in grandi piatti condivisi da più commensali. Solo gli invitati illustri avevano il loro vassoio personale e mangiavano da piatti d'oro o d'argento; tutti gli altri usavano una grossa fetta di pane raffermo, simile ad un tagliere, che assorbiva l'unto delle pietanze. Gli avanzi erano poi distribuiti fra i poveri.

Ma nel castello bisognava anche affrontare problemi di igiene molto gravi. nel Medioevo infatti ci si preoccupava molto meno di oggi della pulizia. le latrine di un castello erano poco più di buchi con sedili di pietra, poche stanze avevano acqua corrente e il bagno era un lusso molto costoso. Di tanto in tanto il castello era ripulito da cima a fondo; saggiamente i signori lo lasciavano per una o due settimane mentre l'intero edificio era arieggiato, spazzato e lavato. Il compito nauseante di svuotare i pozzi neri sotto alle latrine spettava ad alcuni addetti particolari, muniti di secchio e badile.

Tra il 1347 e il 1351 ci fu un'epidemia di peste, detta "Morte Nera", che uccise circa 25 milioni di persone in Europa e in Asia, poiché non si sapeva niente sui germi che diffondevano la malattia, Spesso le giovani donne morivano di parto e gli uomini per le ferite ricevute in battaglia; ma se si scampavano queste sciagure si poteva vivere fino a tarda età.

Un altro aspetto importante della vita nel castello era l'abbigliamento: così come i re costruivano castelli per impressionare la popolazione, così i più facoltosi si abbigliavano con sfarzo per impressionarsi a vicenda. In occasioni importanti i nobili portavano gioielli, catene d'oro e abiti colorati e sontuosi. I colori avevano dei significati particolari: il blu indicava che si erano innamorati, il giallo arrabbiati, il grigio tristi. Nel primo medioevo i ricchi indossavano abiti relativamente semplici; ma a partire dal XII secolo la moda si fece più elaborata. proprio come oggi, i modelli di scarpe e copricapi, la foggia di vesti e sopravvesti cambiavano ogni anno. Nel XIII e XIV secolo in molte parti d'Europa furono varate leggi contro il lusso eccessivo, ma in genere non furono rispettate.

Lo sport preferito era la caccia e molti signori tenevano appositi cavalli per le battute: questi erano ben curati e spesso vivevano meglio dei servi che vi badavano. Anche i cani da caccia erano molto apprezzati e venivano addestrati a fiutare e seguire le tracce della loro preda. Ogni re e ogni signore aveva il suo segugio prediletto, che lo accompagnava in giro per il castello; i cani erano accuditi dai cacciatori e dagli allevatori del signore.

Nel primo Medioevo in Europa c'erano grandi foreste, piene di daini, cinghiali, volpi e orsi, ma col passare degli anni vaste zone vennero disboscate e trasformate in terreno agricolo. Già nel XII secolo alcune aree erano preservate come riserve di caccia per il re. I contadini scovati a cacciare di frodo erano severamente puniti: se venivano catturati potevano essere accecati e perfino uccisi. Ciò nonostante, molti cercavano di catturare una lepre o uno scoiattolo da mettere in pentola.

Il castello in tempo di guerra

per conquistare un castello e il territorio circostante un comandante nemico doveva tracciare molto attentamente la sua strategia. Prima d'iniziare l'assalto esaminava la zona attorno: sarebbe stato facile circondare il castello? Dove conveniva posizionare le macchine da guerra? Quanto avrebbero resistito gli assediati? Se non riuscivano ad espugnare il castello in tempi rapidi gli assalitori miravano ad affamarne la guarnigione per costringerla alla resa. Nei fatti, pochi castelli resistevano ad oltranza; il conestabile poteva essere tenuto a difendere il castello per 40 giorni: se il suo signore o il suo re non gli mandavano rinforzi entro quel termine, poteva arrendersi al nemico senza per questo perdere il suo onore. L'assalto al castello aveva diverse fasi: il nemico montava prima le macchine d'assedio, il trabocco e il mangano, e cominciava a scagliare pietre e frecce incendiarie contro le postazioni di difesa. Nel frattempo il fossato veniva prosciugato e riempito di terra e sterpaglia. I soldati si arrampicavano sulla lunga scala da combattimento buttata a ridosso del muro di cinta esterno, mentre la torre mobile raggiungeva le merlature. I difensori si riparavano all'interno delle bertesche di legno o nelle strombature delle feritoie, da dove rispondevano all'attacco del nemico. Le settimane passavano lente se l'assalto non aveva avuto successo. C'era inoltre il pericolo dell'arrivo dei rinforzi a favore degli assediati, e di essere presi fra due fuochi, da una parte il castello, dall'altra i soldati giunti in soccorso.

Gli assedi erano quindi sempre molto incerti. Più certa era la fine degli sconfitti: i fanti catturati venivano uccisi, mentre i cavalieri erano di solito più fortunati: potevano essere tenuti in ostaggio e liberati al pagamento di un riscatto.

I castelli nella storia

Nel corso degli anni la struttura dei castelli subì profonde modifiche: torri di legno circondate da palizzate e semplici fossi, lasciarono il posto a massicci castelli di pietra attorniati da mura e fossati pieni d'acqua. I castelli divennero poi simili a palazzi, più adatti ad una vita comoda che non alla protezione e al controllo del territorio.

Tratto e rielaborato da Philip Steele, Il grande libro dei castelli, ed. Vallardi, 1997.






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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)