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CORRADO IV DI SVEVIA


Corrado visse la vicenda tormentata dell’uomo cresciuto all'ombra di un padre forte, autoritario, senza avere la possibilità di avere una vita propria, secondo le proprie attitudini.

Secondogenito di Federico II, nacque ad Andria nel 1228 dalla giovanissima Jolanda di Brienne, che l’Imperatore sposò senza amarla, solo perché gli recava in dote il titolo di re di Gerusalemme; e che morì solo dieci giorni dopo il parto.

Il padre si legò molto al figlio, vedendo in lui il proprio successore: per questo, cercò di impartirgli un’educazione rigida, finalizzata, degna di un imperatore.

Ma non tutti gli uomini accettano di essere predestinati ad un fulgido futuro.

Così, Corrado rifiutò la disciplina imposta dal ruolo, e si rivelò indisciplinato, privo di volontà. Il contatto ed il confronto con i fratellastri (figli bastardi dell'imperatore) che mostravano coraggio, intelligenza e amore per la poesia e le arti cavalleresche, voglia di affermarsi, gli inasprì il carattere rendendolo chiuso, diffidente e violento.

Federico non riuscì ad essere severo con lui; ma il ragazzo si rese conto della severità del padre quando questi operò la feroce repressione contro l’altro figlio Enrico, re di Germania, che gli si era ribellato.

Quando il fratellastro Manfredi gli comunicò la morte del padre avvenuta il 13 dicembre 1250, Corrado fu colto da una tempesta di sentimenti: dolore per la perdita di un punto di riferimento certo, senso di liberazione da un padre padrone che lo aveva vessato fin dall'infanzia, rabbia per non sentirsi all’altezza di una grave eredità...

Nei mesi successivi Corrado entrò in contesa con Guglielmo d'Olanda per la successione al trono imperiale, ma nessuno dei due fu eletto. Così, nel gennaio del 1252 scese in Puglia, sua terra natale, dove allontanò Manfredi e si fece incoronare re di Sicilia.

Qui cercò di rafforzare la sua posizione in Puglia e si riappropriò delle città di Capua e Napoli; quindi si oppose senza successo all’ostilità di papa Innocenzo IV, che lo scomunicò più volte.

Trascorrendo i mesi, gli anni, Corrado non riusciva ad ambientarsi nella terra che tanto aveva amato Federico. Il clima mediterraneo, nel quale peraltro era nato, non gli giovava, gli usi del posto gli erano estranei.

La sua vicenda umana si concluderà a Lavello il 21 maggio del 1254 colpito dalla stessa febbre intestinale che aveva ucciso il padre ed il nonno Enrico VI. Un altro perfido avvelenamento?

Lasciò erede il figlio Corradino (Corrado V che non divenne mai re) di 2 anni, affidandolo alla tutela del Papa INNOCENZO IV nel tentativo di placarne l'animostà.
Innocenzo IV muore e Corradino passa di mano ad ALESSANDRO IV che, pur mite di indole, necessariamente dovette continuare l'azione politica intrapresa dai suoi predecessori.

CORRADO IV fu sepolto a Messina nel 1254.



curiosità

Scoperto in Austria un carteggio inedito di Federico II ». di Marco Brando.

Erano conservati nella Biblioteca dell'Università di Innsbruck i circa 200 documenti che riguardano gli ultimi anni dell'imperatore Federico II (1194-1250) e i quattro anni di regno del figlio Corrado IV (1228-1254).
Scoperte dall'ex bibliotecario Walter Neuhauser e da Josef Riedmann, titolare della cattedra di Storia medievale, le carte provengono dal convento benedettino di Allerengelberg, che le custodì fino a due secoli fa.
Non sono originali, ma copie eseguite agli inizi del 1300 e raccolte sotto un titolo ( Notulae Rhetoricales Diversae) che forse lascia intendere che servirono come modelli stilistici, ma che certo non faceva capire la natura del contenuto.
Fra questi documenti, trenta sono lettere di Federico II, cento del figlio Corrado IV, le altre provengono da vari papi, da Giovanni re di Gerusalemme, dal Sultano d'Egitto e da altri potenti della metà del secolo XIII. Dell'edizione critica dei testi, tutti inediti, si occuperà l'istituto di Monaco che cura la pubblicazione dei Monumenta Historiae Germanicae.
Trattandosi di un personaggio (Federico II, nipote di Federico Barbarossa, imperatore del sacro Romano Impero, Re di Sicilia e Re di Germania) che da sempre ha affascinato gli storici, e di un periodo (le guerre contro i Comuni guelfi e il tramonto del partito ghibellino), l'interesse per questi documenti è comprensibilmente molto forte.
Ma che cosa contengono di nuovo queste lettere? Ci sono, cioè, elementi in grado di riscrivere la storia dei due imperatori?
«Per quanto riguarda Federico II — risponde il professor Riedmann — i documenti non modificano la sua immagine. Possono al massimo aggiungere qualche nota di colore.
Diverso invece è il discorso per suo figlio, Corrado IV. Infatti le carte ritrovate moltiplicano le informazioni sul suo breve regno in modo tale da ridisegnare la sua figura. In generale, dalle sue lettere si ricava l'impressione che Corrado abbia seguito in politica le orme del padre molto più di quanto si pensasse finora.

Oggi, così, ci appare molto ben inserito nel contesto internazionale, e collegato a una rete di relazioni diplomatiche che si estendeva dall'Inghilterra a tutta l'Europa continentale fino al Medio Oriente.

Emerge pure la volontà di Corrado IV di regolare, in ogni ambito, la vita quotidiana degli abitanti del suo regno di Sicilia: si preoccupa dell'allargamento di alcuni porti come Barletta e Salerno, della manutenzione dei ponti, perfino della costruzione di un mulino».

Resta comunque aperta la «questione Federico II», la cui figura e la cui opera hanno sempre appassionato gli storici, soprattutto quelli di area tedesca. «Per la letteratura tedesca su Federico II — spiega sempre Riedmann — occorre fare una distinzione: da una parte ci sono i "ritratti popolari", romanzati, che escono a cadenza regolare, uno quasi ogni cinque anni, dall'altra le opere strettamente scientifiche.

In entrambi i generi, comunque, continua ad avere una fondamentale importanza l'opera di Ernst Kantorowicz, pubblicata nel 1927 ( Federico II imperatore, in Italia è tradotto da Garzanti, ndr), che traccia un'immagine molto apologetica del sovrano.

In ambito scientifico, nel frattempo, il giudizio è divenuto molto più sobrio, per esempio nella biografia in due volumi di Wolfgang Stuerner (il primo volume, Federico II. Il potere regio in Sicilia e Germania. 1124-1220, è stato tradotto dall'editore De Luca, ndr), anche se le riserve e gli appunti di David Abulafia ( Federico II. Un imperatore medievale, Einaudi, ndr) non sono stati completamente recepiti».

Federico II, in Italia ma non solo, è stato considerato tradizionalmente un campione della tolleranza religiosa. E a questo proposito il professor Riedmann tiene a precisare: «Quello della tolleranza religiosa è un dato senz'altro da relativizzare. È vero che tollerava, anzi sosteneva sudditi musulmani a Lucera: questo suo atteggiamento, però, era dettato in primo luogo dalla contrapposizione al Papato.
Ma nei confronti degli eretici, sia da un punto di vista religioso che politico, Federico II non conosceva tolleranza alcuna».

Per alcuni studiosi italiani, il rapido declino della casa di Hohenstaufen viene visto come effetto di una politica sbagliata di Federico II (per troppo amore della Sicilia perse l'impero), mentre i suoi successori vengono considerati figure di nessuna rilevanza politica. Diversa è però l'opinione di Riedmann: «Ritengo invece che Federico II fu un sovrano molto importante, che lasciò un'eredità molto significativa. Se concentrò i suoi interessi nel Regno di Sicilia, fu perché là aveva possibilità di azione molto più ampie che non nell'Impero vero e proprio.
Che i suoi eredi non abbiano potuto proseguire la sua opera dipende, non certo in ultima misura, da fattori biologici». In che senso? «Nel senso che il figlio Corrado IV muore a soli 26 anni, lasciando un figlio, Corradino, di due anni (che per giunta era in Germania con la madre)». E Corradino, a soli 16 anni, catturato dagli Angioini, viene fatto decapitare a Napoli. E con lui si estingue la discendenza.

Proprio qui sta dunque, secondo lo storico tedesco, uno dei motivi principali della fine degli Hohenstaufen. Anche se poi lo stesso Riedmann aggiungere che comunque quegli eredi di Federico II «non seppero tenere nella giusta considerazione le nuove forze sociali ed economiche che si manifestavano nei Comuni. Inoltre (e questo riguarda soprattutto la Germania) l'Imperatore non trovò nessuno in grado di contrastare i monaci predicatori che svolgevano un'intensa opera di propaganda voluta dal Papa».

Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Terza Pagina - data: 2005-08-01 num: - pag: 27

Marco Brando:Il carteggio getta nuova luce sulla figura di Federico II

Corriere del Mezzogiorno - BARI -
sezione: 1A CULTURA - data: 2005-07-20 num: - pag: 11

[Modificato da silvanapat 08/08/2007 08:24]
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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)