00 28/07/2007 13:12
UN POCHINO DI STORIA SUL MURGESE e FEDERICO:

Erano murgesi i cavalli di Federico II



Da tempo sapevamo che Federico II di Svevia fu un impareggiabile allevatore di cavalli: la sua cultura equestre dà ancora dei punti a quella italiana odierna e comunque per fama è solo paragonabile a quella del greco Senofonte. Ma oggi, da un saggio dello storico Franco Porsia dell’Università di Bari (I Cavalli del Re, Schena Editore, Fasano), apprendiamo non solo che i cavalli dell’imperatore erano i migliori dell’epoca, tanto che, considerati arma strategica, ne era assolutamente proibita l’esportazione dal Regno pena punizioni gravissime, ma anche che egli aveva proprio in Murgia ben tre allevamenti. E questo perché secondo lui, ed aveva ragione da vendere, i cavalli, per farsi zampe e zoccoli – la cui qualità, checché oggi ne pensino gli attuali “esperti” nazionali, è prioritaria su ogni altra – non dovevano essere allevati nelle pianure verdi e umide, ma sulle colline aride e pietrose, come la Murgia, appunto, luogo arido e pietroso come nessun altro in Italia. Inutile dire che la durezza degli zoccoli dell’odierno murgese non ha rivali. Di più: nel suo celeberrimo trattato De Arte venandi cum Avibus, l’imperatore dà una descrizione dei requisiti del cavallo da falconeria che calzano come un guanto sul murgese, il quale infatti si adatta senza problemi a quella nobile caccia, come è stato scoperto recentemente (quasi tutti gli altri cavalli sono insofferenti alla presenza e al volo del falco o dell’aquila). Anche lo scudiero dell’imperatore, il nobile Giordano Ruffo, nel suo De Medicina Equorum verosimilmente scritto su istigazione di Federico, elenca le caratteristiche fisiche del cavallo ideale: esse, compreso il posteriore più alto del garrese, sono esattamente quelle del murgese odierno. Purtroppo né Federico né Giordano fanno alcun riferimento al colore del mantello probabilmente perché ai due, giustamente, interessava la funzione e non l’estetica del cavallo, per cui il colore non era un fatto degno di nota (ma si sa che la cavalcatura più amata dall’imperatore era Draco, uno stallone morello). A proposito del mantello esiste una testimonianza ufficiale trecentesca della presenza anche allora dominante di cavalli morelli nella Murgia. Si tratta del testamento della vedova di Sparano da Bari: due terzi dei suoi 30 cavalli a Altamura hanno pilum maurellum.
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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)